Gianni Dova in studio, foto di Alfa Castaldi
“Un pomeriggio, al bar Giamaica, incontrai Peverelli e Dova che giuravano solo su Pollock e Wols. Non ricordo la data, ma penso che dovesse essere la prima settimana di ottobre del 1950. Dova disse che voleva comprare dei barattoli di smalto e, incuriositi, lo seguimmo prima dal cartolaio Crespi, e poi, barattoli in tasca, nella stanza che occupava in via Solferino e che gli serviva anche da studio. Qui, con bella foga, Dova rovesciò gli smalti sulle tele, e una furia di colore mai vista ci buttò a terra per l’emozione.”

Sergio Dangelo (da Arte Nucleare – 1962)

“In generale, nei surrealisti, l’immaginazione serve ad accumulare labirinti sempre più fitti di ossessioni a tal punto che il creatore ne rimane prigioniero. È strano invece, osservando la lunga serie di opere di Dova, scoprire come la sua immaginazione lo aiuti a liberarsi delle sue angosce…
…Davanti a questi risultati possiamo dire che Dova ha trovato un posto di prim’ordine nel Surrealismo Europeo.”

Marco Valsecchi (1972)

“Gesto magico quello di Dova che ci invita non a qualche esotismo, ma a una riconquista di veri contatti con la natura e con gli esseri, gesto il meno decorativo possibile in una epoca in cui l’intelligenza si spreca per intrattenere la nostra povertà…
…Gianni Dova al contrario ci ricorda che solo il desiderio può cambiare il mondo, poiché solo il desiderio ci spinge a esigere dal mondo che diventi bello come lo desideriamo.”

José Pierre

“Un poeta esiterebbe a dare a un pittore qual è Dova più ali di quante egli stesso ne apra per i propri voli, considerando che la conferma prima di questo suo levarsi nei colori, nei segni e nelle forme, è l’idea di uno spazio tenuto al vertice della propria energia, della propria sfida.”

Alfonso Gatto

“I capelli leggermente ondulati di Dova si sono un pò scoloriti: che sia il vento aspro dell’Atlantico a spargere cenere e pomice sulla sua chioma resistente? I fantasmi talvolta si travestono da giovani nonni per ingannare meglio pesci e uccelli sulle tortuose coste bretoni; e nei giardini del retroterra, i fiori a girandola preferiti dalle capre. Se sapete distinguere le immagini della Primavera di Gianni Dova sentirete cantare sotto la pelle della terra in germoglio anche i cristalli.”

Raffaele Carrieri